luglio 2, 2018 sara

L’accompagnamento haptonomico pre e post-natale (C.Dolto)


L’ACCOMPAGNAMENTO HAPTONOMICO PRE E POST NATALE

L’haptonomia pre e postnatale costituisce un accompagnamento di qualità per il bambino ed i suoi genitori, dagli ultimi mesi della gravidanza fino alla marcia acquisita. Esso contribuisce a sviluppare nel  bambino molto piccolo la sicurezza affettiva, sensoriale e tonico-posturale che gli permetterà di mettersi in movimento e di impegnarsi serenamente nella vita e nelle relazioni.
© 2017 pubblicato da Elsevier Masson SAS

Catherine Dolto: medico haptopsicoterapeuta, vice-presidente del Centre International de Recherche et de Développement de l’Haptonomie (9 bis villa du Bee-Air, 75012 Paris, France).

Frans Veldman, medico che ha teorizzato l’haptonomia[1], ha riunito all’interno dell’apparato psichico le emozioni, gli affetti e i sentimenti, in un insieme che ha chiamato l’“Affettivo”[I] [1]. Ne ha identificato le modalità di funzionamento, in particolare il modo in cui queste sollecitano le vie sotto-corticali ed il cervello emozionale, producendo così modifiche di “tonus” in ogni fibra muscolare. In tal senso, evidenzia come l’essere umano debba essere considerato senza operare una divisione corpo-spirito, bensì come una entità affettivo-somato-psichica.

L’Affettivo, così inteso, riunisce il corpo e lo spirito. È l’organizzatore segreto del modo in cui siamo presenti e prendiamo posizione nel mondo in ogni istante. Costituisce il filtro che seleziona e lascia passare, o meno, alla nostra coscienza, la grande quantità di messaggi che giungono a noi in ogni istante. Questo filtro è modellato dalla nostra storia, inserita all’interno di quella dei nostri genitori e inclusa in una o più  culture. Questa storia comincia prima del nostro concepimento, nell’immaginario dei nostri genitori, prende corpo fin dalla nostra vita prenatale e diviene sempre più articolata a partire dalla nostra nascita, all’interno di quel processo di educazione senza fine promosso dall’ambiente in cui viviamo fino alla maggiore età e, in seguito, fino ai nostri ultimi giorni di vita.

 

I PRINCIPI DELL’HAPTONOMIA

L’haptonomia, definita per il suo fondatore come “scienza dell’affettività” [1], completa la medicina occidentale e apre un campo non esplorato dalla psicanalisi. Offre un approccio nuovo dello sviluppo e dell’accoglienza del piccolo bambino così come della sua cura e dell’educazione al senso più ampio del termine.

L’accompagnamento haptonomico pre e postnatale è conosciuto soprattutto nel suo aspetto prenatale, e questo è deplorevole. In effetti se l’accompagnamento  haptonomico della gravidanza non è seguito da un accompagnamento post natale, questo costituisce una promessa non mantenuta nei confronti del bambino, che può essere considerata come un maltrattamento o, in certi casi, come una grave negligenza.

Le conoscenze odierne sulla plasticità neuronale, gli effetti epigenetici sullo sviluppo, l’effetto degli ormoni dello stress sulle strutture del cervello emozionale (sistema limbico, amigdala, ippocampo) ci permettono di comprendere ciò che constatiamo da anni [II]: i bambini accompagnati nel periodo prenatale con l’haptonomia hanno un migliore tonus di postura, meno ipertonia degli organi e, soprattutto, hanno una presenza calma ma intensa, uno sguardo e una sicurezza interiore che molti professionisti hanno imparato a riconoscere. Arrivano al mondo con un passato ricco di scambi e di esperienze che hanno arricchito i loro circuiti neuronali e hanno donato loro un terreno di sicurezza affettiva dove questi hanno potuto attecchire. Possiedono una pace interiore legata alla fiducia in se stessi e nei loro genitori, che si sono costruite con il passare dei mesi.

Abituati a muoversi verso una meta, sono già passati dal movimento riflesso al gesto intenzionale “di andare all’incontro”. Nel loro piccolo mondo chiuso, scuro ed umido, hanno già vissuto il gioco degli inviti e delle risposte, lo zoccolo della loro futura identità è già stata stabilita. Sanno che gli altri esistono e che esistono proprio per loro, in quanto soggetti riconosciuti come sorgente autonoma di desiderio.

Quando i bambini hanno vissuto ciò, essere portati poi come i “pacchi” passivi, spostati da un punto ad un altro senza tenere conto della loro comodità, delle loro intenzioni, delle loro capacità, né della loro paura del vuoto, costituisce una regressione brutale, una perdita di autonomia ed una privazione di libertà.

DAL SENSORIALE AL SENSUALE, I SUPPORTI DELL’INTELLIGENZA

Nei bambini più piccoli, i sensi sono molto risvegliati: Il bambino è molto più sensibile dell’adulto alle informazioni sensoriali, interiori e molto intense, ed a quelle che percepisce provenire dal mondo esterno. Queste, sono filtrate senza interruzione dall’Affettivo e contrassegnate da traccia affettiva che le classifica come rassicuranti/inquietanti, piacevole/sgradevole, paurose/senza paura, buone/cattive per il soggetto. Questo è il registro del sensuale.

I neonati e i bambini molto piccoli sono dipendenti degli adulti per tutti i gesti quotidiani più intimi: alimentazione, sonno, bisogni che implicano un contatto intimo e prossimale, con le sensazioni molto forti. Tutto questo, rende la situazione molto delicata. Tutto si inscrive nell’individuo ed il bambino cerca di dare un senso a tutto ciò che vive già prima di aver acquisito il linguaggio. Un gesto brusco, un tono di voce, il peso di una mano, fino all’odore dell’adulto che si avvicina: tutto conta, tutto è messaggio, tutto può lasciare traccia.

Nella giornata di un bambino piccolo, un flusso di sensorialità continuo nutre il sistema nervoso e modifica il modo di cui il bambino riflette, pensa e costruisce il suo discernimento. Ciò che il bambino prova, sente, percepisce, si inscrive in lui e va a costituire gli elementi della formazione dell’adulto che diverrà. La paura di un contatto può portare al sentimento di frammentazione e alla dissociazione che porta il bambino ad isolarsi e a scappare da se stesso.

Il bambino al quale non viene lasciato il tempo (alcuni centesimi di secondi) di mettersi in movimento, di tendere la sua mano, al posto di lasciarsela prendere, ha solamente due vie possibili: la passività ed il disinvestimento relazionale, o la resistenza che può condurre rapidamente all’agitazione, fino all’aggressività reattiva. Da questo punto di vista, l’educazione odierna, soprattutto nella collettività, talvolta sostiene la passività e l’anestesia percettiva: quando i bambini non sono invitati a scoprire le loro capacità motorie, ma ci aspettiamo che le scoprano da soli; quando trascorrono molto tempo sulle sdraiette o su dei tappeti, senza potersi girare, né spostarsi da soli.

Un bambino trattato come un “pacco” si vive e si comporta come tale. Il senso di sicurezza affettiva è dipendente da tutta una serie di prese di coscienza che si devono tradurre negli atti. La coerenza tra le parole e i gesti è particolarmente importante. E’ per questo motivo che l’ultima seduta di accompagnamento prenatale è realizzata con l’aiuto di una bambola. Grazie a questa, mostriamo ai genitori come donare al bambino il sentimento di essere in sicurezza, ma libero, in ogni fase del suo sviluppo; facendo in modo che lui stesso possa sentire di essere “in movimento verso” e non manipolato. Uno delle elementi chiave è sostenere il bambino alla base della sua colonna, in questa zona che chiamiamo “la base”, luogo da dove si trasmettono i sentimenti di sicurezza o di insicurezza. È a partire dalla base che facciamo scoprire al bambino la sua verticalità, invitandolo a sollevarsi, a girarsi. La verticalità dona al bambino un grande sentimento di autonomia, pone i “suoi occhi di fronte al nuovo”, aspetto che produce un’attivazione dell’attività cerebrale. Possiamo immaginare che questa verticalità organizzi il caos di percezioni che il bambino riceve ad ogni istante; entusiasma i neonati, anche se essi possono sostenere la loro testa solo per alcuni secondi. È la sola cosa che faccia loro dimenticare la fame, per un breve periodo. Frans Veldman sosteneva il legame tra verticalità e rettitudine [1].

L’ACCOMPAGNAMENTO HAPTONOMICO POST-NATALE

Dopo la nascita, l’accompagnamento haptonomico, comprende almeno quattro sedute.

Nei primi 15 giorni dalla nascita se possibile, accogliamo i genitori e il bambino per un incontro che in un primo momento è dedicato alla madre. Anche quando il parto si è svolto molto bene, una donna ha bisogno di ritrovare la sua completezza, la sua base. La mamma deve avere la possibilità di raccontare questa esperienza che l’ha “trasformata”: una donna non è più completamente la stessa dopo l’esperienza del parto. Ha bisogno di “ri-trovare” se stessa. Dopo questo primo momento dedicato alla madre, poniamo il bambino sulla base della sua mamma e, avvolto dai suoi genitori che lo sostengono nella sua base (alla base della colonna vertebrale), il bambino ritrova il suo tragitto della nascita e può salire verso il seno (o un biberon per le donne che non allattano). Il suo singolare modo di farlo ha valore di racconto, e talvolta, il pianto narra della prova che ha attraversato. Noi accompagniamo anche i genitori a riflettere sul modo in portano il loro bambino, prodigano a lui le cure, e li aiutiamo a percepire il modo di cui il bambino si esprime e reagisce.

Rivediamo la famiglia quando il bambino a 3 mesi e mezzo o 4 mesi, periodo di grandi cambiamenti sia per lui che per la vita di tutta la famiglia, che implica delle modifiche nel modo di portare il bambino, di sollecitarlo e di occuparsi di lui. Il periodo che va dai 3 mesi del bambino fino al momento in cui è capace a spostarsi efficacemente a carponi o a camminare, è molto importante per il suo sviluppo.

Un’altra seduta si svolge alla data dell’anniversario della nascita, ovvero ai 9 mesi per un bambino nato a termine. Questo incontro viene chiamato seduta dell’ “l’arriversaire”, per distinguerlo dal compleanno riferito ai 12 mesi, che ha senso solo per gli adulti che sono abituati a far riferimento al calendario gregoriano, ma che è molto differente del calendario intimo.

L’ultima seduta avviene due mesi dopo la marcia acquisita, e si concentra sulla rivoluzione bipede. Questa tappa dello sviluppo è essenziale, ed è logico che sia l’opportunità per i genitori di confrontarsi su modifiche educative che vadano in sinergia con i cambiamenti che vive il bambino. I bambini ben accompagnati hanno molta fiducia in se stessi e nei loro genitori, sono forti nel loro desiderio e devono essere contenuti in modo chiaro e affettivo.
Frans Veldman sosteneva che un confronto ben condotto era una vera conferma affettiva [1].

CONCLUSIONI

Il modo di portare i bambini fa parte dell’educazione:  il portare è significante, come un linguaggio. Esiste una sintassi gestuale che invita il bambino, lo mette in movimento, lo rende vivente, con un sentimento di autonomia, e ne esiste un’altra, una modalità diffusa, rigida, forzata, incomprensibile per il bambino, che lo immobilizza e lo rende dipendente. Il sentimento di autonomia va di pari in passo con quelli di sicurezza e di completezza che, dal punto di vista dell’haptonomia, sono essenziali per lo sviluppo dell’intelligenza e del pensiero, poiché questa ultima è lei stessa movimento.

In quanto haptopsicoterapeuta dei bambini, degli adolescenti e degli adulti, la riflessione sulla dinamica della passività mi sembra essenziale, il disinvestimento che è al cuore dei processi depressivi e delle dinamiche d’insuccesso. Molti di noi hanno constatato il legame tra la nascita, l’entrata nella vita e nell’adolescenza, il passaggio di soglia della pubertà che viene a risvegliare l’eco del primo grande passaggio di soglia costituito dalla nascita. L’haptonomia ha degli effetti preventivi sui disturbi della relazione genitore-bambino, ma ancor più, dona al bambino, come soggetto, una base di sicurezza, di fiducia in se stesso, di discernimento, nella quale si inscrive la sua proto-identità[2], che è sensoriale. È proprio il bisogno di pre-occuparsi che avvenga un radicamento solido, che permetta di far fronte alle vicissitudini della vita, che dona senso all’accompagnamento haptonomico pre e postnatale.

UN DIALOGO PRENATALE

Il bambino in utero è risvegliato dalla comunicazione e dalla relazione affettiva che si instaura tra lui e i suoi genitori. Una madre un giorno ha detto: “Quando vado all’incontro del mio bambino, ho la sensazione che si animi“. È questo che sentiamo sotto le nostre mani: il bambino si mette in movimento facendo un piccolo dondolio. Quando la mamma lo invita dell’interno, verso il suo cuore, verso il padre, verso il suo bacino, sentiamo che il bambino si sposta nella direzione in cui è stato invitato. La mamma non ha bisogno di appoggiare le sue mani sul suo ventre, la loro comunicazione è sottile. Non c’è nessuna magia: ciò che si osserva sono gli effetti della relazione affettiva sul tonus muscolare e sulle vie sotto-corticali. Là dove la madre pone la sua intenzione invitante, i muscoli diventano morbidi e soffici. Il bambino è attirato in quella direzione. Molto rapidamente, impara ad anticipare e riconosce dove la madre lo sta invitando. Il bambino discerne i lievi cambiamenti di tonus del grembo materno[3] e le variazioni del gusto del liquido amniotico. E’ attento ai segnali, riconosce le voci, i suoni familiari, è molto più
“poroso” al mondo esterno di ciò che pensiamo. Memorizza, apprende il mondo che sarà il suo e, molto presto, propone delle piccole sequenze di giochi di dondolii a sua madre. Si muove, molto dolcemente, per avvicinarsi ad una voce o a una mano che gli piace, o si allontana da ciò che lo spaventa. Può scalciare, irrigidirsi, smettere di muoversi e rannicchiarsi sotto la mano che il papà posa sul ventre della mamma nei momenti in cui quest’ultima è affaticata, tesa, nervosa.

Dott.ssa Filippelli Sara e Saccenti Giorgia – traduzione libera tratta dal dossier “l’accompagnement pré et postnatal par l’haptonomie”Soins Pédiatrie-Puériculture n° 300 – janvier/février 2018

[1] Frans Veldman (1921-2010), medico olandese che ha scoperto l’haptonomia, arriva in Francia nel 1979. Ha fondato il Centro Internazionale di Ricerca e Sviluppo dell’Haptonomia (CIRDH) a Parigi e ha iniziato a proporre diverse formazioni.

Per saperne di più è possibile consultare il sito ufficiale www.haptonomie.org/fr

[2] Dal suffisso greco proto che significa “stato intermedio”:  il bambino si percepisce come una continuità grazie alle percezioni arrivate dall’esterno.

[3] Viene chiamato “grembo” l’insieme formato da utero, perineo, muscoli addominali, diaframmi toracico e scapolare, che reagiscono come un tutto alle modifiche affettive.

[I] [1] Veldman F., “Haptonomie, science de l’affettivité. Redécouvrir l’humain”, Paris, ed. PUF, 2008.

[II] [2] Babenko O. , Kovalchuk I., Metz G.A., “Stress-induced perinatal and transgenerational epigenetic programming of brain development and mental health”, Neurosci Biobehav Rev. 2015 Jan; 48:70-91.

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